Area Psichiatria

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In alcuni momenti della vita le nostre forze emotive possono cedere sotto i colpi di eventi stressanti. Il corpo e la mente possono risentirne generando sintomi particolarmente disagevoli, come attacchi di panico, ansia, pensieri ossessivi, umore depresso, paura. In questi casi la terapia farmacologica diviene un supporto insostituibile, che può affiancarsi ad altri trattamenti di tipo psicologico o sociale.


Proprio tali eventi possono alterare la funzione delle cellule nervose, determinando un cattivo funzionamento della comunicazione dei neurotrasmettitori, ossia le molecole  che trasmettono il segnale tra i neuroni. Le conoscenze attuali dicono che nei disturbi ansiosi e depressivi è coinvolta principalmente la serotonina.

I farmaci antidepressvi più utilizzati sono caratterizzati da un meccanismo di azione comune, rappresentato dall’inibizione, a livello dei recettori nervosi presinaptici, del riassorbimento proprio della serotonina. La loro azione si esplica nell’arco di qualche settimana, aumentando appunto la disponibilità di questa molecola, che è uno dei principali neurotrasmettitori del sistema nervoso umano, negli spazi deputati alla trasmissione nervosa (sinapsi). 

La depressione, quando non curata, può portare a disturbi anche nella sfera somatica, causando sensazioni fisiche spiacevoli, disturbi gastrointestinali, cefalea, inefficienza lavorativa, riduzione delle attività sociali. Anche l’insonnia rappresenta sempre più chiaramente un fattore di rischio per la salute, sia psicologica che somatica. 

Uno studio longitudinale che aveva valutato l’incidenza di ipertensione a 10 anni in circa 5.000 soggetti in relazione alla durata del sonno, riportava un aumento del rischio di sviluppare ipertensione (nei soggetti che dormivano meno di 5 ore), indipendentemente da sesso, età e altre patologie. Di fatto, nei soggetti che soffrono di insonnia, il rischio di sviluppare ipertensione arteriosa è 3-4 volte superiore rispetto a chi dorme normalmente. Un sonno insufficiente può avere anche effetti a livello del tessuto di conduzione cardiaco e facilitare aritmie, come ad esempio la fibrillazione atriale.

Questi dati sono già sufficienti per spiegare le ragioni della proposta per un intervento psicofarmacologico in alcune fasi difficili della propria vita.